- Lo scout considera suo onore il meritare fiducia
- Lo scout è leale
- Lo scout è sempre pronto a servire il prossimo
- Lo scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout
- Lo scout è cortese e cavalleresco
- Lo scout vede nella natura l'opera di Dio: ama le piante e gli animali
- Lo scout ubbidisce prontamente
- Lo scout sorride e canta anche nelle difficoltà
- Lo scout è laborioso ed economo
- Lo scout è puro di pensieri, parole e azioni
Scautismo per ragazzi
“Procurate di lasciare il mondo un po' migliore di come lo avete trovato”.
mercoledì 6 giugno 2018
La legge scout
La legge scout contiene le regole di vita seguite da tutti gli scout del mondo, essi si impegnano ad osservarla al momento della Promessa scout, essa è sempre espressa in chiave positiva (lo scout è, lo scout fa) e mai con divieti (lo scout non è, lo scout non fa).
L'origine della Legge è da far risalire, ed è strettamente legata, allo sviluppo parallelo dei movimenti giovanili all'aperto in America del Nord e in Inghilterra. Robert Baden-Powell, fondatore dello scautismo, mentre stava scrivendo Scautismo per ragazzi, trasse ispirazione dalle opere di Ernest Thompson Seton, naturalista ed educatore americano che nel 1902 fondò in Canada e negli Stati Uniti i Woodcraft Indians, e che successivamente divenne un'importa figura per la diffusione dello scautismo in America del Nord. Fu lo stesso Seton che incoraggiò Badel-Powell a formare i primi nuclei di Boy Scouts in Inghilterra. Nell'ispirarsi al metodo di Seton, Badel-Powell incappò nelle leggi del suo movimento, contenute nel libro The Birch-Bark Roll, opera che fungeva da manuale per i Woodcraft Indians. Le leggi contenute in quel manuale sembrano estranee alla Legge Scout, essendo più una lista di ingiunzioni pratiche ("non ribellarti", "non accendere un fuoco boschivo", ecc.) più che una serie di nobili e positivi ideali. Tuttavia, questa forma primitiva di codice di condotta fu la base che ispirò la successiva Legge.
La prima lista di regole, simile a quella attuale, apparve nel 1908, all'uscita del libro Scautismo per ragazzi. Non è chiaro sino a che punto Seton e Baden-Powell collaborarono per lo sviluppo dei nove punti essenziali, comuni a quasi tutte le organizzazioni scout mondiali. La versione americana del 1910 era praticamente identica a quella originale inglese, e nel manuale dei Boy Scouts of America, un libro frutto della fusione di parte dei contenuti di Scautismo per ragazzi e parte dei contenuti dei manuali dei Woodcraft, usarono la lista original. Negli anni successivi Seton riformulò la lista, aggiungendo nuovi punti, e avvicinandosi alla forma attuale della Legge Scout usata dagli scout americani. Nel frattempo, l'organizzazione scout inglese aggiunse il decimo punto riguardante la purezza spirituale e fisica. Tale punto era molto simile all'undicesimo punto individuato da Seton tempo prima.
Secondo il manuale originale statunitense, redatto da Seton e Baden-Powell, e che integrava la sua versione inglese, i due fondatori avevano tratto ispirazione per i punti della Legge Scout dal codice di condotta del Bushido, dalle leggi d'onore dei nativi americani dal codice cavalleresco dei cavalieri europei e dal codice guerriero dei guerrieri Zulu, contro i quali lo stesso Baden-Powell aveva combattuto
La legge scout è la seguente:
la promessa
La Promessa Scout viene pronunciata dallo scout solitamente dopo un periodo iniziale in cui viene verificata la sua disponibilità ad appartenere al movimento scout. Essa consiste nell'impegno di fedeltà nei confronti dei princìpi del movimento.
Come la Legge scout, anche la promessa venne istituita dal fondatore dello scautismo Robert Baden-Powell; nel tempo ogni associazione ha rielaborato la promessa originaria, tuttavia alcuni elementi comuni sono presenti:
il riferimento al proprio onore
la promessa di fare del proprio meglio
l'impegno verso Dio, verso il proprio Paese, verso gli altri (o la propria famiglia)
l'osservanza della Legge scout
Ogni scout perciò è tenuto a recitare
"Con l'aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio per
-servire Dio, la patria e la famiglia
-Per aiutare il prossimo in ogni circostanza
-Per osservare la legge scout
La promessa dei lupetti è:
« Prometto di fare del mio meglio, di compiere il mio dovere verso Dio e verso il Re, di osservare la Legge del Branco, e di fare una buona azione per qualcuno ogni giorno. »
giovedì 29 marzo 2018
Vita di una scolta: Com'è iniziato tutto pt.1
Abbiamo intervistato Roberta, una ragazza che ha fatto scoutismo per molti anni, e le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza all'interno degli scout. Ecco le 18 domande più comuni che vengono fatte ad uno Scout:
1-Cosa ti ha spinto a
provare questa esperienza?
Sinceramente odiavo gli scout, non li sopportavo, odiavo
l’idea di vederli a stretto contatto con la natura, con gli animali, di andare
in giro con quei vestiti, di camminare così tanto, di sporcarmi e di fare tutto
ciò che per me era anormale, in quanto ragazza perfettina.
Più volte un collega di mio padre, facendo parte della
famiglia scout, mi ha chiesto di provare ma senza esiti positivi. Dopo i miei
mille ‘no’ sono stata sollecitata, se non costretta, dai miei genitori a
provare.
Perciò un sabato pomeriggio, essendoci l’inaugurazione del
nuovo anno, ci siamo avviati verso la sede scout ed entrai a far parte di
questo strano, complicato ma bellissimo mondo.
Se non fosse stato per i miei genitori, per la loro
insistenza e per la loro voglia di farmi fare nuove amicizie, di approcciarmi
con altre persone, io non sarei qui a raccontarvi questa mia meravigliosa
esperienza.
2-Cosa ti ha spinto a
voler proseguire?
Sicuramente le nuove amicizie, lo stare insieme, il sentirmi
bene e a mio agio, giocare, divertirmi, essere spensierata, essere felice,
sempre con il sorriso in bocca.
Ma anche i giochi, le canzoni, le riunioni, le uscite ovvero
quelle cose semplici che racchiudevano la parola Scout.
Le cose che facevamo, che io non conoscevo, mi incuriosivano
tantissimo, mi facevano venire voglia di proseguire, di entrare in quell’ottica
e di scoprire sempre più cose.
3-Com’è stato il tuo
primo campo?
Il mio primo campo come si deve è stato a Roma. E’ durato
una settimana, è stato bellissimo ma duro e pesante allo stesso tempo. Erano
presenti tutti gli scout del mondo (francesi, inglesi, spagnoli, italiani ecc).
In quell’occasione abbiamo fatto un gemellaggio ovvero aggrevavano pattuglie
straniere alle nostre in modo tale da poter condividere tutto, giochi, sfide,
corse, lunghe camminate, i vari hike, tutte le costruzioni, i sorrisi, i
pianti. Era fantastico poter mettere a confronto le tradizioni, le usanze, i
costumi, le religioni, i modi di pensare, le lingue delle pattuglie straniere
anche se, delle volte, risultava molto complesso.
Ho imparato e vissuto moltissime cose in questo campo. Delle
volte mi venivano persino delle crisi di pianto. Il mio primo anno, il mio
primo campo, la mia prima pattuglia, il mio primo ruolo.. mille emozione
insomma. Ho imparato a saper dormire da sola, ad apprezzare la bellezza della
natura, del cielo e dei suoi componenti, le stelle guardate la sera davanti ad
un fuoco insieme a tantissimi ragazzi che come me avevano intrapreso questo
cammino, l’aria fresca e pura, riuscire adattare e arrangiare, il saper farsi
carico delle proprie scelte e di prendersi delle responsabilità, il saper farsi
ascoltare e riuscire ad ascoltare, il farsi valere ma anche il riuscir a ridere
fino ad avere i crampi allo stomaco e le lacrime agli occhi, il riuscire ad
accendere un fuoco e ad alimentarlo, montare una tenda, riuscire a non
vergognarmi, ad urlare di gioia, ad essere esausti ma avere sempre voglia di
proseguire, di lavorare arrivando così all’ultimo giorno distrutti ma colmi di
gioia. Insomma ho imparato veramente moltissimo e sono riuscita a superare i
miei limiti e le mille peripezie che si sono messe davanti al mio cammino.
4-Ti sei mai
vergognata di indossare l’uniforme davanti ad altre persone o di dire ai tuoi
amici di essere scout?
Si, più volte.
Spesso lo nascondevo ai miei amici forse per i troppi
giudizi dati nel modo di vestirsi o nelle attività che, a parer loro, erano
inutili. Provavo maggiormente vergogna quando a Pasqua e a Natale, vestiti in
uniforme, dovevamo andare casa per casa o in giro per i negozi per vendere dei
lavoretti da noi creati. Essendo ancora piccola mi vergognavo a mostrarmi
davanti agli altri con l’uniforme e le ceste. Non capivo che dovevo essere
fiera di ciò che stavo facendo e di ciò che ero, d’altronde non stavo mica
rubando. Fortunatamente la vergogna svanì piuttosto rapidamente e in poco tempo
fui io a dare coraggio alle altre ragazze.
5-Qual è la frase di
B.P che ti piace di più? E Perché?
Temo di non poterne scegliere solo una. Sono molte le frasi
di B.P. che mi piacciono ma se proprio devo fare una scelta le mie frasi
preferite sono senza dubbio:
“Chi non ha mai sbagliato non ha mai fatto nulla”.
Io penso che ognuno debba sempre provarci, vada come vada,
almeno sa di aver dato il massimo e di non avere alcun rimpianto.
“Sforzati sempre di vedere ciò che splende dietro le nuvole
più nere”
Questa frase mi fa capire che dobbiamo cercare di essere
sempre positivi, di non scoraggiarci al primo ostacolo, di non rinunciare
subito, di provarci, e ricominciare dopo ogni tempesta perché accanto avremo
solo l’arcobaleno.
“Non esiste buono o cattivo tempo ma solo buono o cattivo
equipaggiamento”
Non dobbiamo farci ostacolare dai fattori climatici. Quando piove o quando c’è troppo caldo non dobbiamo necessariamente rimanere a casa. E’ giusto attrezzarsi per vivere l’esperienza nonostante ciò che la natura ci riserva.
Non dobbiamo farci ostacolare dai fattori climatici. Quando piove o quando c’è troppo caldo non dobbiamo necessariamente rimanere a casa. E’ giusto attrezzarsi per vivere l’esperienza nonostante ciò che la natura ci riserva.
E in fine, ma non per importanza “Nessun profumo vale
l’odore di quel fuoco”
Una delle frasi più vere che abbia mai sentito, nessun
profumo può essere paragonato all’odore del fuoco in quanto dentro quest’ultimo
vi è racchiusa tutta l’esperienza della serata.
6-Cosa hai pensato
inizialmente delle attività svolte e dei bans?
Che era roba da bambini anche se, studiandoli e capendoli,
ho dedotto che mi piacevano e non vedevo l’ora di impararne altri e di metterli
in atto, insieme ad altre persone, coinvolgendo quante più persone possibili,
scherzandoci su, creando delle sfide (cosa che ti dava una carica in più).
Anche se sembravamo idioti eravamo motivati perché ci permettevano di usare la
nostra immaginazione e di essere protagonisti.
7-Com’è stato
integrarsi in un gruppo?
Beh inizialmente difficile, perché ognuno aveva differenti
abitudini, caratteri, modi di pensare, impegni.
Era complicato riuscire a riunirci anche se, con il passare
del tempo, diventando amici, si sono risolte tutte le problematiche iniziali e,
quindi, siamo riusciti a capirci facilmente condividendo del tempo e stando
insieme.
8- Qual era il tuo
ruolo negli scout?
Sin dall’inizio mi è stato affidato l’incarico di capo
pattuglia. Ero quindi io a dover guidare 13 ragazze. Il compito più difficile
era senza dubbio riuscire a fare dei progressi senza discussioni e cercando di
instaurare un rapporto di complicità.
9-Racconta
l’esperienza più bella fatta agli scout.
Significativi sono stati senza dubbio il momento della
promessa e quello della seconda classe ma l’esperienza più bella è stata quella
fatta a Piazza Armerina dato che ero più grande, più cosciente, avevo più
conoscenze. Quando mi hanno chiamata davanti a tutti per fare l’hike ero super
contenta. Fare questo passo significava tutto per me perché me l’ero meritato
anche se, a causa della mia compagna di avventura, alla fine non ho potuto fare
questa esperienza. In ogni caso tutte le uscite svolte sono sempre un qualcosa
di meraviglioso e magico che lasciano sempre qualcosa che porterò dentro di me
per tutta la vita.
To be continued...
mercoledì 14 marzo 2018
San Giorgio- protettore degli scout
San Giorgio, considerato il santo protettore degli scout, nacque nella regione della Cappadocia (ovvero l'odierna Turchia) intorno l'anno 280. I genitori lo educarono alla religione cristiana. Trasferitosi in Palestina, si arruolò nell'esercito dell'imperatore Diocleziano, comportandosi da valoroso soldato, fino al punto di giungere a far parte della guardia del corpo dello stesso Diocleziano, divenendo ufficiale delle milizie.
Giorgio donò ai poveri tutti i suoi averi e, davanti alla corte, si confessò cristiano; all'invito dell'imperatore di sacrificare agli dei, si rifiutò: secondo la leggenda, venne battuto, sospeso, lacerato e gettato in carcere, dove ebbe una visione di Dio che gli predisse sei anni di tormenti, tre volte la morte e tre la resurrezione.
Tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade, Giorgio resuscitò, operando la conversione del magister militum Anatolio con tutti i suoi soldati, che vennero uccisi a fil di spada; entrò in un tempio pagano e con un soffio abbatté gli idoli di pietra; convertì l'imperatrice Alessandra, che venne martirizzata.
A richiesta del re Tranquillino, Giorgio risuscitò due persone morte da quattrocentosessant'anni, le battezzò e le fece sparire. L'imperatore Diocleziano lo condannò nuovamente a morte e il santo, prima di essere decapitato, implorò Dio che l'imperatore e i settantadue re fossero inceneriti; esaudita la sua preghiera, Giorgio si lasciò decapitare, promettendo protezione a chi avesse onorato le sue reliquie, le quali sono conservate in una cripta sotto la chiesa cristiana a Lydda.
Si narra che in una città chiamata Selene, in Libia, vi fosse un grande stagno, tale da poter nascondere un drago, che, avvicinandosi alla città, uccideva con il fiato tutte le persone che incontrava. Gli abitanti gli offrivano per placarlo due pecore al giorno ma, quando queste cominciarono a scarseggiare, furono costretti a offrirgli una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno fu estratta la giovane figlia del re. Il re, terrorizzato, offrì il suo patrimonio e metà del regno per salvarle la vita, ma la popolazione si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane si avviò verso il lago per essere offerta al drago. In quel momento passò di lì il giovane cavaliere Giorgio, il quale, saputo dell'imminente sacrificio, tranquillizzò la principessa, promettendole il suo intervento per evitarle la brutale morte. Poi disse alla principessa di non aver timore, che l'avrebbe aiutata nel nome di Cristo. Quando il drago si avvicinò, Giorgio salì a cavallo e protettosi con la croce e raccomandandosi al Signore, con grande audacia affrontò il drago che gli veniva incontro, ferendolo gravemente con la lancia e lo gettò a terra, disse quindi alla ragazza di avvolgere la sua cintura al collo del drago, il quale prese a seguirla docilmente verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li tranquillizzò, dicendo loro di non aver timore poiché «Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro». Allora il re e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.
Nel Medioevo la lotta di san Giorgio contro il drago diviene il simbolo della lotta del bene contro il male e, per questo, il mondo della cavalleria vi vide incarnati i suoi ideali. La leggenda del soldato vincitore del drago contribuì al diffondersi del suo culto, che divenne popolarissimo in Occidente ed in tutto l'Oriente bizantino, ove egli è per eccellenza il «grande martire» e il «trionfatore».
Giorgio donò ai poveri tutti i suoi averi e, davanti alla corte, si confessò cristiano; all'invito dell'imperatore di sacrificare agli dei, si rifiutò: secondo la leggenda, venne battuto, sospeso, lacerato e gettato in carcere, dove ebbe una visione di Dio che gli predisse sei anni di tormenti, tre volte la morte e tre la resurrezione.
Tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade, Giorgio resuscitò, operando la conversione del magister militum Anatolio con tutti i suoi soldati, che vennero uccisi a fil di spada; entrò in un tempio pagano e con un soffio abbatté gli idoli di pietra; convertì l'imperatrice Alessandra, che venne martirizzata.
A richiesta del re Tranquillino, Giorgio risuscitò due persone morte da quattrocentosessant'anni, le battezzò e le fece sparire. L'imperatore Diocleziano lo condannò nuovamente a morte e il santo, prima di essere decapitato, implorò Dio che l'imperatore e i settantadue re fossero inceneriti; esaudita la sua preghiera, Giorgio si lasciò decapitare, promettendo protezione a chi avesse onorato le sue reliquie, le quali sono conservate in una cripta sotto la chiesa cristiana a Lydda.
Si narra che in una città chiamata Selene, in Libia, vi fosse un grande stagno, tale da poter nascondere un drago, che, avvicinandosi alla città, uccideva con il fiato tutte le persone che incontrava. Gli abitanti gli offrivano per placarlo due pecore al giorno ma, quando queste cominciarono a scarseggiare, furono costretti a offrirgli una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno fu estratta la giovane figlia del re. Il re, terrorizzato, offrì il suo patrimonio e metà del regno per salvarle la vita, ma la popolazione si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane si avviò verso il lago per essere offerta al drago. In quel momento passò di lì il giovane cavaliere Giorgio, il quale, saputo dell'imminente sacrificio, tranquillizzò la principessa, promettendole il suo intervento per evitarle la brutale morte. Poi disse alla principessa di non aver timore, che l'avrebbe aiutata nel nome di Cristo. Quando il drago si avvicinò, Giorgio salì a cavallo e protettosi con la croce e raccomandandosi al Signore, con grande audacia affrontò il drago che gli veniva incontro, ferendolo gravemente con la lancia e lo gettò a terra, disse quindi alla ragazza di avvolgere la sua cintura al collo del drago, il quale prese a seguirla docilmente verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li tranquillizzò, dicendo loro di non aver timore poiché «Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro». Allora il re e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.
Nel Medioevo la lotta di san Giorgio contro il drago diviene il simbolo della lotta del bene contro il male e, per questo, il mondo della cavalleria vi vide incarnati i suoi ideali. La leggenda del soldato vincitore del drago contribuì al diffondersi del suo culto, che divenne popolarissimo in Occidente ed in tutto l'Oriente bizantino, ove egli è per eccellenza il «grande martire» e il «trionfatore».
domenica 11 marzo 2018
L'uniforme Scout
L'uniforme scout è stata creata da Robert Baden-Powell sul modello della divisa usata dalla Polizia Sudafricana. Essa consisteva in una camicia, pantaloni a gamba corta, calzettoni, un foulard al collo, un cappello boero a falda larga e scarpe pesanti. Questa uniforme si adattava bene anche agli scout soprattutto per la versatilità che essa dava. Baden-Powell inoltre ha voluto, come quasi tutte le cose che creava per il nascente movimento, dare dei significati precisi ad ogni singolo indumento:
- il cappellone poteva proteggere sia dal sole che dalla pioggia, a significare che se si ha l'equipaggiamento giusto si possono fare le attività scout anche con clima avverso;
- la camicia è comoda, resistente e si può usare in tutte le stagioni; doveva avere le maniche arrotolate come segno di laboriosità;
- la cintura oltre a sorreggere i pantaloncini serve anche ad appendere nei gancetti che si trovano a lato, degli oggetti (cappellone, coltellino, ecc). Sulla fibbia possiamo trovare l'emblema di un giglio; dato che le cinte sono tutte uguali, esse si possono incastrare una all'altra formando anche una buona corda o fascia, molto utile in casi di emergenza;
- i pantaloni corti' poco sopra al ginocchio davano libertà di movimento, non si bagnano in caso di attraversamento di un fiume e quando ci si inginocchia a terra non si sporcano;
- calzettoni' (prima in spugna, ora in cotone o lana) d'inverno tengono caldo, in caso di rovi proteggono la pelle dalle spine e impediscono, nel caso di morso di una vipera o di qualsiasi altro serpente, alle zanne di penetrare nella pelle.
- le scarpe pesanti servivano per camminare ovunque senza problemi e grazie alla rialzatura nella parte della caviglia non si dovrebbe correre il rischio di storte nei terreni sconnessi;
- il fazzolettone infine serviva a molte cose, come fasciatura in caso di ferimento, come tergi sudore attorno al collo, come strumento di segnalazione, come sciarpa in caso di freddo o come corda se viene arrotolato; con esso ci si distingue tra i vari gruppi perché ognuno ha il proprio colore.

venerdì 2 marzo 2018
Le branche dello scautismo
tra i giovani associati, ovvero bambini, ragazzi e giovani adulti, esiste una suddivisione in base a tre fasce di età chiamate branche:
Branca Lupetti e Coccinelle (L/C) - bambini/e dagli 8 agli 11/12 anni
Branca Esploratori e Guide (E/G) - ragazzi/e dai 11/12 ai 16 anni
Branca Rover e Scolte (R/S) - giovani dai 16 ai 20/21 anni
Il motto dei lupetti è " del nostro meglio" mentre quello delle coccinelle è "eccomi"
Per quanto riguarda esploratori e guide utilizzano sempre il motto "be prepared" ovvero " sii preparato"
Il motto della branca R/S è "servire"
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