1-Cosa ti ha spinto a
provare questa esperienza?
Sinceramente odiavo gli scout, non li sopportavo, odiavo
l’idea di vederli a stretto contatto con la natura, con gli animali, di andare
in giro con quei vestiti, di camminare così tanto, di sporcarmi e di fare tutto
ciò che per me era anormale, in quanto ragazza perfettina.
Più volte un collega di mio padre, facendo parte della
famiglia scout, mi ha chiesto di provare ma senza esiti positivi. Dopo i miei
mille ‘no’ sono stata sollecitata, se non costretta, dai miei genitori a
provare.
Perciò un sabato pomeriggio, essendoci l’inaugurazione del
nuovo anno, ci siamo avviati verso la sede scout ed entrai a far parte di
questo strano, complicato ma bellissimo mondo.
Se non fosse stato per i miei genitori, per la loro
insistenza e per la loro voglia di farmi fare nuove amicizie, di approcciarmi
con altre persone, io non sarei qui a raccontarvi questa mia meravigliosa
esperienza.
2-Cosa ti ha spinto a
voler proseguire?
Sicuramente le nuove amicizie, lo stare insieme, il sentirmi
bene e a mio agio, giocare, divertirmi, essere spensierata, essere felice,
sempre con il sorriso in bocca.
Ma anche i giochi, le canzoni, le riunioni, le uscite ovvero
quelle cose semplici che racchiudevano la parola Scout.
Le cose che facevamo, che io non conoscevo, mi incuriosivano
tantissimo, mi facevano venire voglia di proseguire, di entrare in quell’ottica
e di scoprire sempre più cose.
3-Com’è stato il tuo
primo campo?
Il mio primo campo come si deve è stato a Roma. E’ durato
una settimana, è stato bellissimo ma duro e pesante allo stesso tempo. Erano
presenti tutti gli scout del mondo (francesi, inglesi, spagnoli, italiani ecc).
In quell’occasione abbiamo fatto un gemellaggio ovvero aggrevavano pattuglie
straniere alle nostre in modo tale da poter condividere tutto, giochi, sfide,
corse, lunghe camminate, i vari hike, tutte le costruzioni, i sorrisi, i
pianti. Era fantastico poter mettere a confronto le tradizioni, le usanze, i
costumi, le religioni, i modi di pensare, le lingue delle pattuglie straniere
anche se, delle volte, risultava molto complesso.
Ho imparato e vissuto moltissime cose in questo campo. Delle
volte mi venivano persino delle crisi di pianto. Il mio primo anno, il mio
primo campo, la mia prima pattuglia, il mio primo ruolo.. mille emozione
insomma. Ho imparato a saper dormire da sola, ad apprezzare la bellezza della
natura, del cielo e dei suoi componenti, le stelle guardate la sera davanti ad
un fuoco insieme a tantissimi ragazzi che come me avevano intrapreso questo
cammino, l’aria fresca e pura, riuscire adattare e arrangiare, il saper farsi
carico delle proprie scelte e di prendersi delle responsabilità, il saper farsi
ascoltare e riuscire ad ascoltare, il farsi valere ma anche il riuscir a ridere
fino ad avere i crampi allo stomaco e le lacrime agli occhi, il riuscire ad
accendere un fuoco e ad alimentarlo, montare una tenda, riuscire a non
vergognarmi, ad urlare di gioia, ad essere esausti ma avere sempre voglia di
proseguire, di lavorare arrivando così all’ultimo giorno distrutti ma colmi di
gioia. Insomma ho imparato veramente moltissimo e sono riuscita a superare i
miei limiti e le mille peripezie che si sono messe davanti al mio cammino.
4-Ti sei mai
vergognata di indossare l’uniforme davanti ad altre persone o di dire ai tuoi
amici di essere scout?
Si, più volte.
Spesso lo nascondevo ai miei amici forse per i troppi
giudizi dati nel modo di vestirsi o nelle attività che, a parer loro, erano
inutili. Provavo maggiormente vergogna quando a Pasqua e a Natale, vestiti in
uniforme, dovevamo andare casa per casa o in giro per i negozi per vendere dei
lavoretti da noi creati. Essendo ancora piccola mi vergognavo a mostrarmi
davanti agli altri con l’uniforme e le ceste. Non capivo che dovevo essere
fiera di ciò che stavo facendo e di ciò che ero, d’altronde non stavo mica
rubando. Fortunatamente la vergogna svanì piuttosto rapidamente e in poco tempo
fui io a dare coraggio alle altre ragazze.
5-Qual è la frase di
B.P che ti piace di più? E Perché?
Temo di non poterne scegliere solo una. Sono molte le frasi
di B.P. che mi piacciono ma se proprio devo fare una scelta le mie frasi
preferite sono senza dubbio:
“Chi non ha mai sbagliato non ha mai fatto nulla”.
Io penso che ognuno debba sempre provarci, vada come vada,
almeno sa di aver dato il massimo e di non avere alcun rimpianto.
“Sforzati sempre di vedere ciò che splende dietro le nuvole
più nere”
Questa frase mi fa capire che dobbiamo cercare di essere
sempre positivi, di non scoraggiarci al primo ostacolo, di non rinunciare
subito, di provarci, e ricominciare dopo ogni tempesta perché accanto avremo
solo l’arcobaleno.
“Non esiste buono o cattivo tempo ma solo buono o cattivo
equipaggiamento”
Non dobbiamo farci ostacolare dai fattori climatici. Quando piove o quando c’è troppo caldo non dobbiamo necessariamente rimanere a casa. E’ giusto attrezzarsi per vivere l’esperienza nonostante ciò che la natura ci riserva.
Non dobbiamo farci ostacolare dai fattori climatici. Quando piove o quando c’è troppo caldo non dobbiamo necessariamente rimanere a casa. E’ giusto attrezzarsi per vivere l’esperienza nonostante ciò che la natura ci riserva.
E in fine, ma non per importanza “Nessun profumo vale
l’odore di quel fuoco”
Una delle frasi più vere che abbia mai sentito, nessun
profumo può essere paragonato all’odore del fuoco in quanto dentro quest’ultimo
vi è racchiusa tutta l’esperienza della serata.
6-Cosa hai pensato
inizialmente delle attività svolte e dei bans?
Che era roba da bambini anche se, studiandoli e capendoli,
ho dedotto che mi piacevano e non vedevo l’ora di impararne altri e di metterli
in atto, insieme ad altre persone, coinvolgendo quante più persone possibili,
scherzandoci su, creando delle sfide (cosa che ti dava una carica in più).
Anche se sembravamo idioti eravamo motivati perché ci permettevano di usare la
nostra immaginazione e di essere protagonisti.
7-Com’è stato
integrarsi in un gruppo?
Beh inizialmente difficile, perché ognuno aveva differenti
abitudini, caratteri, modi di pensare, impegni.
Era complicato riuscire a riunirci anche se, con il passare
del tempo, diventando amici, si sono risolte tutte le problematiche iniziali e,
quindi, siamo riusciti a capirci facilmente condividendo del tempo e stando
insieme.
8- Qual era il tuo
ruolo negli scout?
Sin dall’inizio mi è stato affidato l’incarico di capo
pattuglia. Ero quindi io a dover guidare 13 ragazze. Il compito più difficile
era senza dubbio riuscire a fare dei progressi senza discussioni e cercando di
instaurare un rapporto di complicità.
9-Racconta
l’esperienza più bella fatta agli scout.
Significativi sono stati senza dubbio il momento della
promessa e quello della seconda classe ma l’esperienza più bella è stata quella
fatta a Piazza Armerina dato che ero più grande, più cosciente, avevo più
conoscenze. Quando mi hanno chiamata davanti a tutti per fare l’hike ero super
contenta. Fare questo passo significava tutto per me perché me l’ero meritato
anche se, a causa della mia compagna di avventura, alla fine non ho potuto fare
questa esperienza. In ogni caso tutte le uscite svolte sono sempre un qualcosa
di meraviglioso e magico che lasciano sempre qualcosa che porterò dentro di me
per tutta la vita.
To be continued...